ANEDDOTI  sul MEDIOEVO



Sui "SOLIDI" d’oro bizantini compare la scritta comob per le monete delle zecche occidentali e conob per la zecca di Costantinopoli.
La scritta rappresenta la garanzia della qualità della moneta emessa e in latino significa  "Comitatum - Obriziatum ", ovvero il comitato dei magistrati che aveva l’incarico di controllare la purezza dell’oro impiegato nella coniazione.

Il peso del "Solidus" veniva espresso in "cheratia " (voce grega corrispondente a quella latina di "siliquae").  In unità di peso pari a 1/1728 di libbra quindi 0,189 g.
Il "solidus" che era pari a 1/72 di libbra pesava 24 cheratia. (1728 : 72 = 24).

Il nome "cheration" in italiano < carato > venne poi adottato per indicare il grado di finezza dell'oro. 24 carati oro al puro 1000, 20 carati oro 833/1000, 18 carati oro 750/1000

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Nell’ EDITTO DI ROTARI (22 novembre 643), primo codice di leggi dei longobardi si uniscono elementi del diritto romano con la tradizione consuetudinaria barbarica di origine germanica, si legge che è fatto divieto a chiunque di < imprimere immagini sull’oro > (aurum figurare) e di coniare moneta senza autorizzazione del re, pena il taglio della mano destra.

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Uno degli oggetti più ricercati e pagati nell'alto medio evo furono le sacre reliquie.
Alcuni anni fa fu trovato in Sardegna un tesoro di parecchie migliaia di "Tremisse", monete d’oro coniate da re longobardo Liutprando 712- 744,  si pensa fosse il pagamento per l’acquisto del corpo di sant’Agostino gran dottore della chiesa cattolica.
Il corpo del santo era stato trasportato in Sardegna da profughi mauritani in fuga dall’Africa per l’arrivo dei barbari Visigoti.
Liutprando portò le reliquie di sant’Agostino in Pavia dove sono racchiuse in una bellissima arca gotica all’interno della magnifica chiesa di San Pietro in Ciel d’oro.

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San Leone III, papa (795-816) nell’anno 800 incoronò Carlo Magno imperatore d’Occidente in cambio del potere temporale del pontefice sulla città di Roma e sullo Stato Pontificio, il papa divenne "vassallo" dell’imperatore.
L’incoronazione, episodio fondamentale nella storia occidentale, segnò la fine della dipendenza del papa dagli imperatori d’Oriente e l’inizio di una storia occidentale distinta, all'imperatore il potere temporale al pontefice quello spirituale.
Con il denaro donatogli dall’imperatore, Leone costruì e restaurò molte chiese a Roma.

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Con CARLO MAGNO si ritorna a coniare i denari il cui peso di 1,7 gr., questo peso corrisponde anche al peso di  20 grani d’ORZO.     Il grano d’orzo si trovava in tutte le parti del regno e così la qualità delle monete era facilmente controllabile.
Non dimentichiamo che proprio nel Medio Evo i tesori erano costituiti anche da pietre preziose e il loro peso era verificato con i piccoli grani d’Orzo.
Il nome "Grano" è usato ancora ai giorni nostri per specificare pesi di pietre preziose o perle.

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La riforma monetale voluta da CARLO MAGNO fu mantenuta in vigore dagli Inglesi fino a pochi anni fa, 1980.
Chi andava in Inghilterra trovava come monete:

                        pound – shilling – penny ( lira – soldo – denaro )
Pound = 20 Shellini = 240 Penny

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Lo Zecchino veneziano fu molto popolare tra le genti Cristiane del Levante e tale popolarità fu attribuita alla credenza che quelle popolazioni davano all’effigie di S. Marco e del doge, cioè quelle di Costantino Magno e di sua madre Elena.

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I trasporti nel medioevo restano malagevoli e costosi e quelli per via terra più difficoltosi (il mezzo più diffuso fu il mulo da soma).    La legge imponeva che il trasporto via terra delle stoffe si facesse solo a dorso di mulo.
Al prezzo originale dei beni bisogna aggiungere; le spese del trasporto, le varie gabelle o dazi, alla fine il prezzo era raddoppiato.
Per ridurre i costi si usarono le vie d’acqua, usando le navi o i grossi barconi, permettendo il trasporto di grandi quantità di materiale. I milanesi costruirono canali che univano i fiumi Ticino ed Adda alla città.
Con i canali riuscivano a trasportare merci da Pavia al lago di Como e per superare i dislivelli crearono speciali passaggi chiamate chiuse.  Ancor oggi le possiamo vedere ed usare il naviglio grande che unisce il Ticino con Milano Porta Ticinese, il canale fu migliorato da Leonardo da Vinci per ordine del signore di Milano Ludovico il Moro.

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In tutto il medioevo i libri furono considerati merce molto costosa in quanto tutti trascritti a mano.
Secondo un documento spagnolo del 706 un antifonario costava 3 soldi d’oro, un libro di preghiere 2 soldi e un libro ancora 2 soldi. Secondo lo stesso documento buio e mucche costavano tra 1 e 1 1/3 soldi al capo.
Nella sede dell’università di Pavia nel 1400 il medico Sylanus Niger aveva una biblioteca di trenta libri di materia medica valutata 133 ½ fiorini d’oro, l’avvocato Jacobus de Ascheriis aveva quindici libri d’argomento giuridico stimati 385 fiorini.
La fattura di due antifonari a Pavia costava nel 1485, 19 fiorini per le miniature e la legatura e 36 fiorini per la scrittura di parole e musica.
Consideriamo la biblioteca di Sylanus Niger, con i suoi trenta volumi, valeva circa 500 gr. d’oro cioè la somma necessaria al mantenimento d’un uomo del tempo per sette anni.
Gli stipendi annui dei professori dell’Università di Pavia nel 1435 erano stabiliti caso per caso e variavano da 10 a 50 fiorini annui.

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I commercianti o i grandi signori prestavano denaro ad un prezzo, cioè con un tasso d’interesse.
I prestiti ai re e a principi erano considerati a rischio e pertanto molto alti.
L’imperatore Federico II doveva pagare dal 30 al 40%, il re Angioino di Napoli nel 1319 concordò con i banchieri fiorentini il 30%, nel 1328 il Duca di Calabria ottenne da alcuni mercanti fiorentini, un prestito di 6000 fiorini al 15% dando loro in pegno preziosi gioielli.
Normalmente un prestito tra commercianti era regolato ad un tasso dal 8 al 15%, chi invece dava alle banche del denaro riceveva un interesse del 6% e a volte più basso.

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Michelangelo ottenne, dopo continue richieste, nel 1535 dal papa Paolo III Farnese il pagamento degli affreschi della Cappella Sistina. Il pagamento consisteva nel diritto a riscuotere le gabelle per i traghetti e l’uso del porto sul Po a Piacenza ( circa 600 scudi d’oro all’anno).
 

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