MONETA SUBERATA

La moneta suberata può essere considerata un inbroglio di Stato. Venivano coniate quantitativi di monete utilizzando i coni originali ma con diverso materiale.
La frode consisteva nel creare le monete utilizzando un'anima metallica di basso valore (ferro, stagno, rame, ecc.) e ricoprendole di metallo prezioso (oro o argento), così da apparire uguali alle monete coniate in oro o argento. Si trovano monete suberate sia nelle emissioni greche, sia nelle serie romane.
Osservando l’esemplare riprodotto si nota al diritto una doppia battitura di conio, mentre al rovescio si evidenzia la lamina di argento che il tempo ha usurato e staccato dalla base sottostante di rame.
                       

                          D - (86 a.C.) – Testa di Apollo Velovis a destra, sotto una folgore.

                          R – Giove su quadriga verso destra.
                          Gr. 3,70

-  La moneta presenta una doppia battitura di conio, si nota sul  bordo un piccolo rigonfiamento dovuto all’unione delle foglie d’argento
-  La moneta fa parte delle ultime Monete Senza il Nome del Monetiere

Questa frode potrebbe apparire l'azione di persone tipicamente dedite alla falsificazione, ma in realtà la maggior quantità di moneta suberata fu volontà, e quindi opera, dei governi per far fronte ai periodi di bisogno e difficoltà finanziarie.  La moneta suberata diventò ufficiale: la legge di Livio Druso, del 91, nel periodo repubblicano a Roma impose che in sede di coniazione dell'argento, un ottavo dovesse essere di monete suberate
La produzione di monete subereate conta infatti ben 250 emissioni a cavallo tra il II e il I secolo aC, con un picco nel biennio 91-90 aC.
La produzione di denari suberati è sicuramente sintomo di crisi finanziaria, la suberazione non sfociò tuttavia in una svalutazione della moneta né produsse significativi fenomeni inflattivi, come avvenne invece all’antoniniano a partire dalla metà del III secolo dC.
La tecnica di produzione di monete subereate è ancora oggetto di ipotesi e di studio. Si ritiene che piccoli tondelli di rame venissero rivestiti a freddo da una sottile lamina di argento. Il tondello così preparato veniva poi riscaldato fino alla temperatura di fusione dell’argento (960°C). Data la vicinanza della temperatura di fusione del rame (1080°C) l’adesione dell’argento era favorito. Il conio avveniva nella fase di raffreddamento del tondello. Il risultato è stupefacente, solo scalfendo la superficie della moneta era possibile svelare l’inganno.