Le monete dei Crociati




Il movimento crociato, come talvolta è chiamato, interessò un periodo lungo 200 anni. Nacque come movimento religioso con la nobile causa di liberare i luoghi santi della cristianità dall’occupazione araba, per poi trasformarsi in un movimento politico–economico di vaste proporzioni, non senza lati oscuri e azioni riprovevoli, sia da parte cristiana sia da parte musulmana.
Le crociate effettive possono essere considerate cinque, solo tre raggiunsero un obiettivo, il resto semplici spedizioni che mancarono gli obiettivi prefissati.

La prima portò alla conquista di Gerusalemme e alla fondazione degli stati latini.

La terza salvò dal completo annientamento il regno di Gerusalemme.

La quinta portò alla liberazione di Gerusalemme e alcuni luoghi santi, ma solo dopo intricate trattative diplomatiche che scontentarono sia i cristiani sia i musulmani.

Questa ricerca, la prima di una serie, tratterà la circolazione monetaria durante la prima crociata e i primi anni del regno di Gerusalemme.
Queste ricerche non hanno la presunzione di essere uno studio definitivo, ma quello di stimolare un interesse su una monetazione difficile, poco appariscente, ma di gran fascino e poco conosciuta in Italia. Mancano testi in lingua italiana ed è difficile trovare i pochi testi specifici in inglese e in francese.
 
 

Le monete della prima crociata.

Introduzione storica

Nel 1071 i Bizantini sono sconfitti a Manzicerta dai Turchi che subito dopo dilagarono in Asia Minore minacciando Constantinopoli. Questo fatto provocò una grave crisi politico–militare in seno all’impero bizantino, che durò per dieci anni, fino all’avvento dell’imperatore Alessio Comnemo. I turchi, in seguito, attaccarono gli arabi fatmidi, conquistando Gerusalemme e la Palestina.
I Fatmidi avevano garantito e tollerato i pellegrini cristiani che ogni anno visitavano i luoghi santi, al contrario i turchi si dimostrarono poco tolleranti.
Nel 1095 l’imperatore Alessio inviò una ambasciata in Europa per chiedere aiuti ad organizzare una spedizione contro i Turchi.
Il suo intento era che il Papa intercedesse presso i principali regnanti affinchè fornissero uomini e mezzi per rinforzare il suo esercito, non avrebbe mai pensato che quest’iniziativa avrebbe innescato una guerra santa e portato uno sconvolgimento politico d’ampio respiro in oriente.
Gli ambasciatori bizantini raggiungono il Papa Urbano II a Piacenza ed esponendo in modo accorato l’appello dell’imperatore convinsero Urbano II del grave pericolo che minacciava l’occidente.
Questi si convinse che si doveva preparare una crociata per liberare i luoghi santi della cristianità, riprendeva così il progetto di Gregorio VII.

Urbano II dopo aver parlato con il vescovo di Le Puy, Ademaro di Monteil e con il conte di Tolosa Raimondo V di St. Gilles, questi personaggi avevano esperienza in quanto partecipi a spedizioni contro gli arabi in Spagna, convoca nel novembre 1095 a Clermont in Francia un concilio della chiesa francese con lo scopo di presentare un progetto per andare a Gerusalemme.
Il 27 novembre Papa Urbano II tenne un accorato discorso utilizzando anche piccole bugie su difficoltà e maltrattamenti che i pellegrini incontravano nel recarsi in Terrasanta. (In pratica i turchi pretendevano solo laute ricompense per mostrare i luoghi santi)
Criticò i sovrani occidentali invitandoli a smettere di trucidarsi fra di loro con guerre locali e dirottare le loro forze nell’organizzare una forza mlitare con lo scopo di liberare i luoghi santi.
Tutti dovevano partecipare, ricchi e poveri, Dio avrebbe guidato i loro passi e coloro che fossero morti combattendo l’infedele avrebbe avuto la remissione dei propri peccati.

Al grido di " Deus le volt"  (Dio Lo vuole") l’intera assemblea, in un clima quasi mistico, si disse pronta a prendere le armi per la salvezza della croce.

Nei giorni seguenti il Papa stilò una serie di regole e articoli per i partecipanti alla spedizione.(alcune furono ampliamente disattese).
Urbano II fissò come data di partenza il 15 agosto 1096, il punto di ricongiungimento dei vari gruppi doveva essere Costantinopoli.
Uno dei problemi maggiori che nacquero a Clermont è che non era presente nessun gran feudatario. Si propose al comando della spedizione Raimondo di Tolosa ma il Papa rimase evasivo sulle sua richiesta.
Urbano II riteneva che il comando spettasse ad un legato papale, super parte, e pensava a Ademaro di Monteil vescovo di Le Puy.
Alcuni grandi feudatari iniziarono i preparativi e per tutta l’Europa iniziarono a girare dei predicatori con lo scopo di convincere il popolo e i nobili a prendere la croce.

A fianco della  crociata ufficiale che doveva raggruppare il fiore della nobiltà occidentale, si forma quella delle fasce sociali meno abbienti, detta dagli strorici,

"Crociata dei Pezzenti"
Si sviluppò in Germania e nella Francia orientale, il trascinatore o predicatore itinerante fù un tal fra Pietro detto l’eremita dai suoi discepoli.
Entro la fine d’aprile, guidati da signorotti locali tra cui primeggia Emich di Kisingen, si formano tre gruppi che si avvicinano alle frontiere d’Ungheria. In questo primo percorso massacrano numerose comunità ebraiche, in una sorta d’opera purificatrice per il peccato giudaico e come forma d’estorsione di denaro essendo le comunità ebraiche molto ricche.
Questa massa indisciplinata provoca al suo passaggio in Ungheria e nella Bulgaria bizantina notevoli danni. Il gruppo dei "pezzenti" viene contrastato nel loro tragitto e al loro arrivo a Costantinopoli in agosto 1096 hanno perso un quarto della loro forza.
Dopo altri atti di vero brigantaggio, l’ imperatore li fa traghettare sulla riva asiatica in Anatolia, trincerandoli nel campo fortificato di Civetot e qui i "pezzenti" si dedicano al loro passatempo preferito il saccheggio.
Le guarnigioni turche della zona sono messe in allarme e preparano un forte esercito per contrastarle.
I "pezzenti" sono letteralmente massacrati in due scontri, solo pochi riescono a fuggire e sono salvati dai bizantini , tra questi Pietro l’eremita.
 

Intanto in Europa iniziano a radunarsi gli eserciti crociati ufficiali, non vi parteciperà nessun re, fu delegato il tutto ai grandi feudatari.
Alla fine d’agosto 1096 parte il primo gruppo al comando di Ugo di Vermandois, fratello del re di Francia, con i suoi vassalli e feudatari della Francia centrale.
Segue quello dei lorenesi e dei francesi orientali comandato da Goffredo di Buglione.
In ottobre partono i normanni dell’Italia meridionale guidati da Boemondo d’Altavilla e Raimondo di St. Gilles con i francesi del sud, accompagnato dal legato pontificio Ademaro de Monteil.
L’ultimo a partire è l’esercito dei francesi del nord diviso in tre distinti gruppi guidati dal duca di Normandia Roberto, dal conte di Fiandra Roberto II e da Stefano di Blois.

Lungo il cammino verso Costantinopoli non mancano saccheggi e scontri con le popolazioni locali.
L’esercito d’Ugo di Vermendois è il primo a raggiungere la capitale bizantina in novembre, seguono quelli di Goffredo a dicembre, di Boemondo d’Altavilla e Raimondo di St. Gilles a fine aprile 1097 e infine a maggio gli eserciti di Stefano di Blois, di Roberto di Normandia e di Roberto di Fiandra.
I rapporti tra i turbolenti crociati e i Bizantini non furono idilliaci, vi furono scontri con numerosi morti da ambo le parti.
L’imperatore Alessio elargì consistenti somme di denaro e regali ai capitani delle varie schiere ed in cambio ottenne dai capi crociati una sorta d’atto di vassallaggio.
Se si fossero fondati principati o altro questi restavano soggetti all’autorità bizantina.
Dopo alcune settimane i crociati furono traghettati sulla sponda asiatica.
Il primo obiettivo era la presa della città di Nicea, sede dell’emirato turco di Kilij Arslan. I crociati iniziarono l’assedio agl’inizi di Giugno, appoggiati da un corpo di spedizione bizantino. Il 19 con gran disappunto dei crociati, i turchi si arresero ai bizantini che occuparono immediatamente la città.
I turchi riunirono un grosso esercito guidato da Kilij Arslan e attaccarono l’esercito crociato a Dorileo. I crociati superate le difficoltà iniziali inflissero una cocente sconfitta ai turchi.
La marcia proseguì verso il secondo obiettivo Antiochia, ad Eraclea i turchi furono di nuovo sconfitti, una cometa scintillante illuminò nel cielo la vittoria cristiana.

Mentre il grosso dell’esercito crociato proseguiva la marcia, tormentato dal gran caldo e dalla costante necessità d’approvvigionamenti e d’acqua, due piccoli gruppi guidati da Baldovino di Boulogne e da Tancredi d’Altavilla, rispettivamente fratelli di Goffredo di Buglione e di Boemondo d’Altavilla, si portarono in Cilicia per assicurarsi un principato, giacché nelle loro terre non potevano ottenere più nulla.
La gara si risolse con un nulla di fatto, non vi erano città ricche e il clima era insalubre. Tancredi rientrò nei ranghi, mentre Baldovino si portò verso l’Eufrate con il vano intento di fondarvi uno stato.
In quelle regioni, il potere turco era in crisi e le popolazioni armene che vi abitavano vedevano di buon grado l’arrivo dei liberatori crociati. Baldovino riuscì facilmente a conquistare le città fortificate di Turbessel e Ravendel, poi appoggiò il principe armeno Thoros che controllava Edessa. Questi lo adottò come figlio, visto che non ne aveva, in seguito Baldovino con intrighi subentrò al padre adottivo, marzo 1098. Coronando il suo sogno, fondò la contea di Edessa primo stato cristiano in Terrasanta. Il suo successo raggiunse i crociati ad Antiochia ed alcuni nobili lo raggiunsero in cerca di gloria, Baldovino poté cosi ampliare le sue conquiste.

Mentre accadevano questi fatti l’esercito crociato sconfisse sul fiume Oronte un esercito musulmano e alla fine di ottobre 1097, iniziò l’assedio di Antiochia.
Le operazioni si dimostrarono lunghe e difficili, i musulmani si difendevano con ardore, due eserciti di soccorso furono sconfitti in febbraio e in giugno, queste vittorie portarono alla conquista di Antiochia il 3 giugno 1098.
Un nuovo esercito musulmano si presentò davanti alla città appena conquistata, bloccando così all’interno i vincitori, furono presi dalla disperazione e patirono per la mancanza di cibo, alcuni capi crociati sentendosi perduti abbandonarono l’impresa tra cui Stefano di Blois.
Il 28 di giugno i crociati decisero di dare battaglia, inaspettatamente la vittoria fu completa, ma dopo alcuni giorni di solenni celebrazioni iniziò una disputa su chi dovesse governare Antiochia. I capi crociati erano tutti concordi che la città non doveva essere consegnata ai bizantini come era stato pattuito, Raimondo di St. Gilles e Boemondo d’ Altavilla ne rivendicavano il possesso, vi furono scontri tra i soldati delle due fazioni.
In questo momento difficile per la crociata moriva il legato pontificio Ademaro di la Puy, capo spirituale della spedizione e abile diplomatico che con una grande forza carismatica aveva mantenuto la coesione tra i vari capi.
Dopo alcuni mesi di stallo, in cui si cercò di consolidare le conquiste intorno alla città, si decise di riprendere la marcia verso Gerusalemme, mentre Antiochia divenne possesso di Boemondo, Raimondo divenne il capo della crociata.
Il 13 gennaio l’esercito crociato lasciava Antiochia.
 
 




La situazione in Siria e in Palestina era favorevole all’avanzata dei crociati, le regioni erano divise in emirati arabi e turchi in lotta fra di loro, addirittura alcuni emiri simpatizzavano per i crociati offrendo approvvigionamenti e guide, altri comprarono la loro neutralità versando forti somme di denaro. Furono conquistate alcune piazzeforti tra cui Tortosa, che divenne una importante base per gli approvvigionamenti grazie ed un munito porto.
Il 19 maggio 1099, i crociati raggiunsero i confini della Palestina costeggiando la costa, vi fu uno scontro a Tiro, risalirono la pianura fino a Ramleh che fu occupata insieme a Lydda e a Betlemme, queste piccole ma significative conquiste esaltarono i crociati.
Il 7 giugno 1099 raggiunsero l’agognata meta Gerusalemme, iniziando subito le operazioni per l’ assedio.
La situazione logistica era preoccupante i musulmani avevano avvelenato i pozzi e distrutto gran parte dei raccolti e degli alberi da frutta, ma nel campo vi era grande euforia.
Il 12 giugno fu lanciato un grande attacco alle mura della città, ma condotto in modo troppo precipitoso si rilevò un disastro, provocando gravi perdite. Il campo crociato cadde in clima di grande prostrazione.
La notizia che una squadra navale di galee genovesi ed inglesi aveva occupato il porto di Giaffa ed era portatrice di viveri ed attrezzature, riportò entusiasmo fra i crociati, il tutto fu trasportato al campo.
Mentre i preparativi per un nuovo attacco fremevano, giunse la notizia, agl’inizi di luglio che un grosso esercito musulmano si stava avvicinando a Gerusalemme, i capi crociati si resero conto che non vi era più tempo da perdere e decisero di lanciare l’ attacco decisivo la notte fra il 13 e il 14.
I difensori furono colti di sorpresa, furono aperte numerose brecce e l’esercito crociato dilagò per la città santa, iniziando così un massacro di dimensioni spaventose per quell’epoca.
Sotto le spade cristiane, nonostante alcuni capi cristiani cercassero di frenare l’ardore dei loro uomini, caddero indistintamente musulmani, ebrei e anche cristiani, le cronache ci riferiscono che il sangue arrivava fin quasi alle ginocchia nella zona del tempio dove si erano rifugiati i difensori e civili in una ultima vana resistenza.
Dopo l’euforia iniziale, si ripresentò il problema di trovare un sovrano per amministrare le nuove conquiste. Per gran parte dei crociati la missione di liberare i luoghi santi era terminata e molti dei nobili si preparava per il ritorno in Europa.
Fu formato un collegio di elettori costituito da eminenti eclesiastici e dai più importanti cavalieri che avevano deciso di rimanere in Palestina.

Il trono di Gerusalemme fu offerto a Raimondo di Tolosa, candidato naturale essendo un intimo del Papa e capo dell’esercito più numeroso.
Raimondo con sorpresa rifiutò la candidatura appellandosi al fatto che non poteva portare il titolo di re, umile mortale, nella città del Cristo. Questo sentimento poteva essere in primo luogo autentico, ma nascondeva la certezza di non essere amato tra le file dei crociati, inoltre le sue truppe erano ansiose di far ritorno in patria.
Tuttavia non fu soddisfatto quando gli elettori si rivolsero a Goffredo di Buglione che accettò il potere assumendo il modesto titolo di "Difensore del Santo Sepolcro".
Lo scornato Raimondo che dalla crociata aveva ottenuto soltanto delusioni, si ritiro a Costantinopoli per ritornare dopo due anni in Terrasanta, dove fondò la contea di Tripoli.
Goffredo riuscì a respingere alcune invasioni musulmane, consolidò le conquiste, dimostrando di essere un valido militare ma un pessimo amministratore.
Morì nel 1100, sostituito da suo fratello Baldovino, la contea di Edessa fu affidata a suo cugino Baldovino di Rethel.
Baldovino, non avendo remore si fece incoronare re di Gerusalemme, ampliò i confini del regno ed con  una abile amministrazione portò una momentanea stabilità economica nella zona.

Dopo dieci anni dalla partenza della crociata il potere latino o franco in oriente poteva dirsi pienamente consolidato ed in espansione. Vi era il Regno di Gerusalemme e come vassalli (ma di fatto indipendenti) il principato di Antiochia e le contee di Edessa e Tripoli.
La grande avventura era incominciata.

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