CURIOSITA’  COSTISPESE  INFLAZIONE

Fare un raffronto tra le condizioni di vita tra l’antico e oggi è estremamente difficile in quanto le condizioni e le abitudini sono completamente diverse.
Dal VII al XIV secolo le condizioni di vita delle popolazioni erano ridotte alle sole necessità fondamentali, l’alimentazione scendeva non di rado anche sotto il minimo vitale. L’abbigliamento misero veniva usufruito ben oltre i limiti e le abitazioni costituite da uno o due vani erano dotate di pochi mobili rozzi.
Da ricerche su contratti e testi dell’epoca risulta evidente che allora i beni alimentari avevano un rapporto decisamente superiore dei beni immobiliari.

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In tutto il medioevo i libri furono considerati merce molto costosa in quanto trascritti a mano.
Secondo un documento spagnolo del 706 un "antifonario" costava 3 soldi d’oro, un libro di preghiere 2 soldi e un libro ancora 2 soldi.
Secondo lo stesso documento buoi e mucche costavano tra 1 e 1 1/3 soldi al capo.

Nella sede dell’università di Pavia nel 1400 il medico Sylanus Niger aveva una biblioteca di trenta libri di materia medica valutata 133 ½ fiorini d’oro, l’avvocato Jacobus de Ascheriis aveva quindici libri d’argomento giuridico stimati 385 fiorini.

La fattura di due antifonari a Pavia costava nel 1485 19 fiorini per miniature e legatura e 36 fiorini per la scrittura di parole e musica.

Consideriamo la biblioteca di Sylanus Niger, con i suoi trenta volumi, valeva circa 500 gr. d’oro cioè la somma necessaria al mantenimento d’un uomo del tempo per sette anni.
Gli stipendi annui dei professori dell’Università di Pavia nel 1435 erano stabiliti caso per caso e variavano da 10 a 50 fiorini annui.

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Nel 1308 viene perfezionato l’acquisto di una casa in Gambara per 40 soldi "pro quadraginta sol, imper. monete nove Brixie" , pari a 2 lire.
Valori così bassi hanno delle giustificazioni. Una casa come quella in una borgata rurale, quasi di sicuro si intendeva una costruzione costituita da un semplice ed unico locale, con piano in terra battuta e copertura di tegole di creta in crudo. In essa potevano esservi due letti, più esattamente due pagliericci (uno per i genitori ed uno promiscuo per i figli) imbottiti con foglie o paglia.

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Per gli affitti nel 1383 per una casa rurale si dovevano dare 16 denari, da pagarsi come di consuetudine a San Martino (11 Novembre).

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Nel 1302 un soldato riceve la paga di 8 denari (2 quattrini) al giorno.

Nel 1438 un soldato specializzato nella "balista" riceveva 10 soldi al giorno, cioè 120 denari o 30 quattrini (la guerra era in atto e la sua opera era di vitale importanza).

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Nel 1439 Il formaggio di prima qualità costava 48 soldi il "peso" (1 peso = 8,020 Kg), cioè 6 soldi al chilo (24 quattrini).
Un pane di frumento di grammi 175 viene venduto per 1 soldo (4 quattrini), La povera gente con 1 soldo acquista un pane di miglio da 295 grammi.

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Un grosso acquisto l’11 ottobre 1473 di vino viene così redatto:

Per otto carri di vino rosso vengono pagate 64 lire ma in denari di buona moneta bresciana (libras 64 planet bone monete brix. Nunc currentes hinc).
Un carro è composto da 12 gerle da 50 litri, pertanto la fornitura consisteva in 4800 litri.
Le 64 lire danno un totale di 15.360 denari, da cui risulta un costo di 3,2 denari al litro.

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I commercianti o i grandi signori prestavano denaro ad un prezzo, cioè con un tasso d’interesse.
I prestiti ai re e a principi erano considerati a rischio e pertanto molto alti.
L’imperatore Federico II doveva pagare dal 30 al 40%, il re Angioino di Napoli nel 1319 concordò con i banchieri fiorentini il 30%, nel 1328 il Duca di Calabria ottenne da alcuni mercanti fiorentini, un prestito di 6000 fiorini al 15% dando loro in pegno preziosi gioielli.
Normalmente un prestito tra commercianti era regolato ad un tasso dall’8 al 15%, chi invece dava alle banche del denaro riceveva un interesse del 6% e a volte più basso.

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Michelangelo ottenne, dopo continue richieste, nel 1535 dal papa Paolo III Farnese il pagamento degli affreschi della Cappella Sistina. Il pagamento consisteva nel diritto a riscuotere le gabelle per i traghetti e l’uso del porto sul Po a Piacenza ( circa 600 scudi d’oro all’anno).
 

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Da documenti di metà 1600 conosciamo contratti di lavoro o pagamento ad artigiani
Un Capomastro riceveva 4 lire al giorno oltre il vino. Un garzone 2 lire.
In inverno, in quanto le giornate erano più corte, tale cifra veniva ridotta di 1/3

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Una paga giornaliera di 4 lire + vino andava in estate ai Calafati, 3 lire in inverno.

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Molti artigiani venivano pagati a cottimo e non a giornata :

Un Matarazzaro riceveva

- 2 lire per "scartazzate"
- 1 lira e ½ rifare e battere un matarazzo, mentre saliva a 4 lire se si aggiungeva anche il costo della lana nuova.

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I costi dei tessuti, venduti solitamente in "pezza" variavano notevolmente a seconda del tipo di tessuto.

- 42 lire il braccio (circa 90 cm), per panni scarlatti di Venezia e d’Olanda.

- 3 lire e ½ il braccio per panno basso o Bergamo.

- 1 lira e 10 o 15 soldi il braccio per tela doppia di canapa o tela di lino.

- 27 lire il braccio per velluti.

- 12 lire il braccio per damaschi.

- 10 lire il braccio per rasi.

- 3 lire e 15 soldi per un’oncia di "seta nera reale nostrana".

- 146 lire per un "cappello da uomo di "Castor di Francia e Venezia".

- ½ lira per "berretta di lana" ordinaria.

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Per eliminare la speculazione il governo centrale di Mantova emana dei calmieri, riportiamo alcuni costi imposti nel 1625.
 
 

CALMIERO
DELLE GRASSINE
- Formaggio invecchiato
(migliore qualità)
= 15 soldi la libbra
( 330 gr.)
- Salame e Mortadelle = 12 soldi la libbra
- Prosciutti = 11 soldi la libbra
- Lardoni e Panzette = 10 soldi la libbra
- Carne di manzo = 7 soldi la libbra
- Carne di vitello = 9 soldi la libbra
- Frumento per il pane dai 340 ai 1420  quattrini il sacco

 
 

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